Trama

L’Atroce Notte 


La tormentata storia d’amore tra Marta Abba e Luigi Pirandello


Monologo di Stefano Milioto 


Il 25 febbraio 1925 Pirandello e Marta Abba si incontrano a Roma ed è l’inizio di una storia d’amore e di un sodalizio artistico che durerà fino alla morte dello scrittore avvenuta il 10 dicembre del 1936.
Ma è un amore disperato che segna definitivamente il proprio destino di rapporto inconcluso e senza sbocco, la drammatica notte di Como.
Cosa accade quella notte non è dato sapere.
Importa invece che per lo scrittore inizia una nuova vita creativa, anche se fra le sofferenze di una passione impossibile.


Il monologo L’atroce notte di Stefano Milioto ripercorre la delicata storia attraverso le intense parole dell’attrice milanese che si confessa a un ipotetico intervistatore, metafora della nostra morbosa curiosità.
Si racconta, Marta Abba, facendo trapelare l’ammirazione per il grande drammaturgo e il fascino che ne subisce, lusingata e compiaciuta d’essere la eletta di un genio, attenta alle ragioni dell’arte più che a quelle dell’amore, rifuggendo dal paventato ruolo di amante.


Tanti momenti, da quelli passati insieme nella vita di ogni giorno, nelle tournée in Italia e all’estero, nel soggiorno in Germania e nella lontananza, alleviata da una fitta corrispondenza, sono rievocati e trovano il culmine nella citazione di brani tra i più famosi del repertorio pirandelliano, cavalli di battaglia dell’attrice, dei carteggi da cui le parole dolorose dell’appassionato amante dove i ricordi marcano il viaggio nella memoria. Un viaggio, in sostanza, anche nel tempo che la messinscena ha delineato con levità e attenzione; una dimensione nostalgica, marcata da ricordi ora lieti ora dolorosi, che la straordinaria intensa interpretazione di Lina Bernardi tocca nelle corde del delicato e controverso rapporto di Marta col Maestro, presente attraverso la fascinosa voce fuori campo di Giancarlo Giannini che rende da par suo i toni variegati di un animo tormentato.


Ma c’è, al di là della vicenda Abba-Pirandello, un sottotesto che è il dramma di un attrice che interpreta un’attrice. C’è la sofferenza di chi deve rinunciare a se stessa, alla propria carne, per rivestirsi della carne di un’altra; la sofferenza di una personalità disponibile, metamorfica, poiché sa di non potersi sottrarre al sacrificio che per lei si apparecchia sull’altare innalzato in quel luogo magico terribile fagocitante che è il palcoscenico; la sofferenza di chi sa che, una volta impossessatasi dell’altra, la deve perdere.


Così è la vita dilaniata di un’attrice, di un attore: un crudele gioco teatrale.